Il volume ripercorre la storia recente dei rapporti tra la Santa Sede e la Turchia. L'Autore, attraverso un approfondito studio dei documenti presenti sia presso l'Archivio Segreto Vaticano che presso diversi archivi di Istanbul, ricostruisce gli eventi che portarono all'avvio delle relazioni diplomatiche tra la Repubblica di Turchia e il Vaticano. Centrale, nell'opera, è la figura di Monsignor Angelo Roncalli, Delegato Apostolico a Istanbul dal 1935 al 1944 e vero artefice, salito al soglio pontificio, dell'avvio dei rapporti diplomatici tra i due Stati.
Il volume ripercorre la produzione storiografica sullo sviluppo del Mezzogiorno avvenuto tra la nascita della Repubblica e gli anni Sessanta. La storiografia analizzata è quella comparsa tra gli anni Settanta e il giorno d’oggi. Questa storiografia oppone schieramenti agguerriti. Se molti hanno stigmatizzato gli esiti dell’intervento straordinario condannando insieme ad essi l’ispirazione neo-meridionalista che almeno in parte lo ha generato, la Svimez ha contrapposto una diversa lettura di questa storia. Altri storici hanno invece portato alla luce la complessità del Mezzogiorno formulando una significativa critica allo schema dualistico Nord-Sud in funzione del quale spesso si tende a interpretare la storia del meridione. Un ulteriore approccio di analisi è quello degli storici del sistema bancario, per i quali lo sviluppo soffre i limiti di un rapporto banca-impresa penalizzato da un contesto socio-culturale non favorevole. Proprio l’attualità del problema rende lo sviluppo del Mezzogiorno un oggetto di storia ancora importante
Il volume presenta una puntuale narrazione d’insieme delle intense relazioni bilaterali fra l’Italia e i Paesi arabi del Mediterraneo nei venti anni compresi fra la caduta del “Muro” e l’elezione del presidente americano Barack Obama. In questi venti anni, nonostante cambiamenti e trasformazioni del suo sistema partitico, l’Italia, al di là dei ripetuti cambi della guardia a Palazzo Chigi e alla Farnesina, è riuscita a rimanere comunque fedele alla sua tradizionale politica mediterranea, tendenzialmente autonoma, e stabilmente ispirata alla “diplomazia dell’amicizia”. E soprattutto è riuscita a tenere sempre aperti i suoi molteplici canali di comunicazione e di dialogo con tutti i Paesi arabi, compresi quelli più problematici, stabilendo proficue relazioni anche con i vari movimenti presenti nelle composite società arabe. Società arabe per lungo tempo rappresentate come immobili, fatalmente strette nella morsa del fondamentalismo religioso da un lato e di logori regimi dispotici dall’altro. Ma, come dimostrano i recentissimi avvenimenti della cronaca quotidiana, da quelle società, solo apparentemente immobili, attraversate invece da forti tensioni e da speranze di libertà e di cambiamento, si è improvvisamente levato il vento, impetuoso, delle rivolte popolari, che hanno travolto presidenti, ritenuti intoccabili, a lungo protagonisti della scena mediorientale e, come tali, protagonisti anche di molte pagine di questo libro. Un libro che, come una sorta di cartello indicatore rimasto in piedi nonostante gli avvenimenti della cronaca quotidiana delle rivolte arabe, potrebbe altresì tornare utile per orientare il dialogo e la comprensione reciproca fra gli italiani e i nuovi interlocutori della Sponda Sud.
Come e quali erano ieri e sono oggi le case degli italiani e come si viveva 150 anni fa al momento dell’unificazione del paese? Tre distinti volumi dedicati alle “case degli italiani” in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia. L’Istituto di Studi Politici “S. Pio V” ha voluto promuovere una ricerca – architettonica, sociale, politica e legislativa – su quello che rappresenta un bene primario di ogni individuo e della collettività: uno dei tasselli fondamentali che disegnano il “mosaico Italia”, oggi paese di molte contraddizioni, ma anche con infinite risorse. In questo terzo volume vengono descritti gli “Edifici della Cultura e dell’Arte” a buon diritto considerati “case degli italiani” in quanto custodi e simboli della civiltà e del progresso dell’Italia unita. L’arte, la musica, il teatro, il cinema, lo sport hanno avuto grande influenza nel percorso storico della nazione e nella vita dei cittadini. Lo sviluppo delle attività culturali e della partecipazione popolare saranno i fattori fondanti di una più matura identità nazionale.
Come e quali erano ieri e sono oggi le case degli italiani e come si viveva 150 anni fa al momento dell’unificazione del paese? Tre distinti volumi dedicati alle “case degli italiani” in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia. L’Istituto di Studi Politici “S. Pio V” ha voluto promuovere una ricerca – architettonica, sociale, politica e legislativa – su quello che rappresenta un bene primario di ogni individuo e della collettività: uno dei tasselli fondamentali che disegnano il “mosaico Italia”, oggi paese di molte contraddizioni, ma anche con infinite risorse. In questo secondo volume vengono descritti gli edifici storici e moderni per le istituzioni dello Stato. Fu proprio il Presidente Carlo Azeglio Ciampi a definire il Quirinale “La casa comune degli Italiani”. Nel volume vengono descritti i “Palazzi del Potere” a Torino, prima capitale del regno, a Firenze, nel breve periodo di centralità amministrativa, e infine a Roma, traguardo delle aspirazioni nazionali, finalmente sede definitiva del Regno d’Italia e, dal 1946, della Repubblica Italiana.
Portali, Blog, Social Network. Fenomeni e strumenti fino a pochi anni fa riservati ad un ristretto numero di addetti ai lavori. Oggi, complice l’enorme sviluppo di Internet, sono entrati a pieno titolo nella vita quotidiana di milioni di persone. La Rete ha attuato un processo di rimediazione degli strumenti di comunicazione, trasformando l’utente da spettatore/lettore in vero e proprio interattore, mutando ineluttabilmente il modo stesso di fare comunicazione. Ciò riguarda anche la comunicazione politica. In primo luogo perché l’utente si aspetta un vero rapporto di scambio con i propri referenti politici. In secondo luogo, perché i politici stessi, se consapevoli e capaci di confrontarsi con questo fenomeno, possono disporre di un potenziale immenso: quello derivante dal Web2.0. Ciò consente loro di entrare in contatto con quell’ampia fascia di popolazione che si sente sempre più distante dalla politica e dal voto, come i giovani. Per chi fa politica, dunque, “abitare la Rete” rappresenta oggi una grande opportunità. Molti autori si sono confrontati con i fenomeni della comunicazione politica nell’era del Web2.0, segnalando le tante contraddizioni, descrivendo ciò che sta avvenendo e ciò che potrebbe avvenire. Pochi hanno però provato a descrivere il cosa e il come fare affinché la comunicazione politica possa sfruttare i media conversazionali quale nuovo e poderoso spazio relazionale per costruire collettivamente il consenso. Questo manuale intende rispondere a tale sfida, costruendo un quadro concettuale d’azione, definendo gli strumenti esistenti e il loro utilizzo in chiave di comunicazione politica. Non soltanto per chi studia questi fenomeni, ma anche, e soprattutto, per quanti quotidianamente si confrontano con il comunicare politico.
E' il primo di tre distinti volumi dedicati alle "case degli italiani" in occasione dei 150 anni dell'Unità d'Italia, risultato di una ricerca finanziata dall'Istituto di Studi Politici "S. Pio V".
Gli esiti della Seconda guerra mondiale esclusero l’Italia dagli Stati fondatori dell’ONU. Il nostro Paese dovette attendere dieci anni prima di entrare a far parte dell’Organizzazione, approfittando della cosiddetta ammissione “in blocco” di sedici Stati del 1955. Una volta ammessa, però, l’Italia ha mostrato il proprio impegno per il rafforzamento del ruolo e delle attività dell’Organizzazione universale, nei diversi ambiti di intervento: il mantenimento della pace e la soluzione pacifica delle controversie, la promozione e la protezione dei diritti umani, la cooperazione nel campo economico e sociale. La pubblicazione intende mettere in luce i percorsi della politica estera italiana all’interno dell’ONU e il ruolo del nostro Paese per le questioni che l’Organizzazione delle Nazioni Unite ha affrontato e tutt’ora affronta. Tutto ciò grazie agli interventi dei Rappresentanti italiani in Assemblea Generale. Un contributo di rilievo nel contesto della storiografia italiana e straniera sul ruolo dell’Italia alle Nazioni Unite.
Lo studio multidisciplinare e interdisciplinare del ruolo dell’Unione Europea come attore internazionale sta diventando rapidamente un settore trainante degli studi europei e studi internazionalisti. L’Istituto di Studi Politici “S. Pio V” con il volume “Rapporti tra Unione Europea e Organizzazioni Internazionali” vuole contribuire al consolidamento di uno spazio pluralistico di discussione sull’Unione Europea nel mondo. L’Unione Europea rappresenta oggi un attore centrale, eppure del tutto sui generis, della politica globale. L’ampiezza del suo mercato, la sua influenza politica, il suo sviluppo tecnologico e lo sviluppo straordinario delle relazioni internazionali la rendono un attore globale a pieno titolo. È la prima potenza commerciale del mondo (20% delle importazioni e della esportazioni mondiali) ed è pari agli USA per quanto riguarda il PIL. È la seconda potenza monetaria mondiale in termini di circolazione e di riserve valutaria. Ed è la prima potenza in materia di cooperazione e di aiuto umanitario. Seppur formalmente non membro delle Nazioni Unite, e quindi priva del diritto di voto, l’Unione Europea contribuisce oggi per circa il 38% del bilancio ONU, più del 40% del bilancio per le missioni di peacekeeping ONU e circa il 50% di contributi a fondi e programmi ONU. Le relazioni tra le due istituzioni sono iniziate nel 1974 e oggi l’Unione Europea è parte di più di cinquanta accordi e convenzioni multilaterali dell’ONU in aree in cui il trasferimento di sovranità dagli stati membri si è già verificato. Eppure non è soltanto per questi fattori che l’Unione Europea rappresenta oggi un attore cruciale del contesto mondiale. La proiezione esterna dell’Unione Europea è caratterizzata da un alto tasso di normatività, sia implicita sia esplicita, dove per normatività possiamo quindi intendere brevemente l’appello a valori e principi con pretese di validità universalistiche. Sin dagli anni ’70 la componente normativa ha cominciato a permeare i documenti programmatici europei. La sua ancora poco strutturata politica estera è dunque comprensibile solo alla luce di un ambizione normativa che, insieme ai più tradizionali strumenti diplomatici, rappresenta un unicum nello scenario internazionale. È questo accento normativo l’aspetto che maggiormente distingue la politica estera europea dalle politiche perseguite dagli altri attori globali o regionali. Alla luce di questa peculiarità, questo volume analizza il rapporto tra Unione europea e le Organizzazioni internazionali. L’obiettivo è di focalizzare l’attenzione su ostacoli, difficoltà e problemi incontrati dall’Unione europea nello scenario internazionale in mutazione. La grande questione che si pone oggi è che l’Europa è sempre meno il “centro”: si impone una radicale svolta rispetto al pensiero eurocentrico, radicato nei secoli. Si tratta di un’idea che si ritrova in una vastissima corrente, da Erodoto a Macchiavelli, da Voltaire a Kant. Hegel citava nella sua “Lezione sulla filosofia della storia” del 1832 che “La storia universale va dall’Est all’Ovest, poichè l’Europa è veramente la fine della storia, di cui l’Asia è l’inizio”. Una simile idea di Europa, si mostra totalmente inappropriata nel contesto del nostro secolo. Oggi la ricerca comparativa attira sempre più l’attenzione sullo spostamento del baricentro geopolitico ed economico del mondo. Si pone quindi la domanda come si situa l’Unione Europea in questo contesto, con particolare riferimento alle Organizzazioni internazionali.
Il volume traccia un duplice legame fra i due termini della trattazione: la sicurezza e la condizione femminile. Infatti, se tradizionalmente gli studi hanno registrato il senso unilaterale di questo binomio, definendo quella delle donne una condizione “insicura” per caratteristiche biologiche, fisiche, culturali, e quindi anche economiche, politiche, professionali, alla luce delle radicali trasformazioni che hanno interessato le società occidentali è possibile individuare un secondo, speculare filone di indagine, nel quale il ruolo della donna è attivo come promotrice o garante della sicurezza. Molti sono i fenomeni che possono supportare questa teoria e legittimare una buona parte degli ultimi studi di genere, prodotti da studiosi europei e d’oltreoceano da cui prendono spunto le riflessioni contenute in questo lavoro. In questo volume si è ritenuto più esplicativo descrivere la condizione femminile rispetto al tema della sicurezza tracciando il percorso che negli ultimi decenni ne ha segnato le profonde trasformazioni accennate guardando ad alcuni ambiti nei quali più evidenti sono stati i fenomeni indicatori di una diversa condizione della donna in termini di sicurezza.